domenica 18 novembre 2007

LAVORARE NEL NON PROFIT IN ITALIA: ahi ahi ahi


Ecco le note dolenti. Le piccole Onlus italiano sono un terreno arido per chi cerca lavoro ma molto fertile per chi vuole acquisire competenze e maturare un’esperienza formativa. E ho detto tutto. Supponiamo invece di essere una Ong di medio-grandi dimensioni. Ora, riducendo il discorso ai minimi termini, l’assetto operativo di una Ong strutturata, escluse le figure di pura rappresentanza o i “capi-settore”, prevede essenzialmente 4 settori professionali:

1) La Progettazione, l’Implementazione ed il Monitoraggio dei progetti
2) La Comunicazione Interna ai soci ed ai sostenitori
3) La Comunicazione Esterna ed il Fund Raising
4) La Contabilità

1) Per quanto riguarda la Progettazione, la Gestione ed il Monitoraggio dei progetti, il lavoro viene diviso tra l’Italia e l’estero; in Italia vengono scritti i progetti e sottoposti a bandi di finanziamento pubblici indetti dal Ministero Affari Esteri (più precisamente dalla DGCS, Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo) oppure finanziati con risorse diverse dal contributo pubblico nazionale (progetti promossi dall’Unione Europea, finanziati da fondazioni oppure attraverso la raccolta fondi tra gli associati all’Ong).



[Per chi volesse cimentarsi nella stesura di un progetto modello Mae guardi lo schema delle “Procedure di Presentazione e Gestione dei Progetti Promossi dalle Ong” all’indirizzo
http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/LeggiProcedure/Idoneita/pdf/manuale.pdf e tanti auguri!]

La parte di lavoro da svolgere all’estero è quella di start-up e gestione del progetto e viene svolta da una figura professionale specifica: l’operatore dello sviluppo.

2) Le attività di Comunicazione Interna alla base sociale dell’Ong riguardano la gestione dei rapporti con i cosiddetti stakeholders primari interni (soci, volontari, lavoratori). Rientrano in questo settore ad esempio l’invio di bollettini periodici, il direct mailing e tutte le attività di contatto per mantenere i soci fidelizzati all’organizzazione.

3) La Comunicazione esterna e la Raccolta Fondi. La Comunicazione esterna è verso i cosiddetti stakeholders primari esterni (finanziatori, sostenitori, beneficiari dei progetti, per citare i più importanti) e verso gli stakeholders secondari (quali ad esempio enti, locali, imprese, fondazioni, altre Ong con cui l’organizzazione non ha un rapporto giuridico rilevante).
Nell’ambito della comunicazione esterna di possono anche far rientrare le attività di Advocacy: “Con questo termine si intendono azioni che mirano a creare una sensibilità diffusa presso l’opinione pubblica rispetto a un problema, in modo che questo sia preso in carico dalle istituzioni; o a promuovere direttamente presso enti o istituzioni l’adozione di atti o di comportamenti che contribuiscano alla sua risoluzione.” (citazione tratta dal Bilancio 2005 dell’Ucodep, pag 94,


Il Fund raising riguarda tutti i canali utilizzati per la raccolta di fondi nonché le attività di people raising (ovvero di gestione, formazione e monitoraggio delle risorse umane). Ormai è diventato una parte importantissima delle attività di una Ong, arrivando a coprire fino al 15% sul totale dei investimenti effettuati, e si è dotato di strumenti sempre più articolati; ad esempio sta sempre più prendendo piede il Cause-Related Marketing che, a differenza delle campagne tradizionali, si connota per la partnership che si crea tra l’Ong ed una impresa per la promozione di un particolare prodotto, immagine e servizio). Si pensi, per avere un’idea dell’estensione dei compiti di questo settore d’impiego, anche al grosso lavoro progettuale, relazionale e per così dire “logistico” e agli oneri economici che comporta la messa in opera, per esempio, di una campagna veicolata dai media (carta stampata o televisione che sia).

3) La Contabilità rappresenta l’aspetto tecnico e riguarda la gestione delle risorse finanziarie della Ong sia a livello generale che dei singoli progetti.

Un quinto settore che definirei MISTO è rappresentato da varie attività di Segreteria, rendicontazione o qualsiasi altra attività di supporto alle 4 aree operative identificate sopra, solitamente svolta da internisti e stagisti che vengono in molti casi (ahimè) periodicamente sostituiti.

Questi dunque (pur senza pretese di generalizzazione perché ogni Ong è caratterizzata da un assetto operativo peculiare) gli “spazi di manovra” per chi intende lavorare in Italia; nei prossimi post dedicato alla rassegna “Lavorare nel non profit” mi occuperò invece di quante risorse (umane ed economiche) le Ong canalizzano per l’attività svolta in Italia e di quali corsi di formazione o Master è saggio frequentare. Insomma daremo un po’ di numeri ed un po’ di nomi per verificare questioni pratiche come: ma quanto mi pagano? ma quante possibilità ho di trovare lavoro?che percorso formativo devo seguire per avere alte probabilità di essere selezionato?.

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